Aldo Pagliacci

Aldo Pagliacci

La sua pittura è spesso provocatoria, sfiora la satira. La descrizione è precisa, meticolosa, senza trascurare i particolari nel disegno ponderato e sicuro. Talvolta materializza i suoi sogni, le sue utopie sotto forma di clowns, centauri, maschere che si muovono in una sorta di selvaggio carnevale, richiamano le disgregazioni della vita, i sottesi conflitti sociali. Quei paesi martoriati dalla fame e dalla miseria che emargina e degrada, sono incubi ricorrenti nelie sue tele. Dietro i Carnavals, dietro le maschere ci sono i sogni della disperazione, di una esistenza che si consuma in una folle, breve stagione di suoni, di balli e di canti. Ancora momenti, questa volta nature morte, legati al suo recente passato di uomo di mare, col suo bel gozzo, quando si immergeva per fare sua una cernia, un polipo, una spigola. Crostacei e pesci buttati sul bagnasciuga, preparati su ornamentali vassoi, in tutto il loro vitalismo preagonico, variopinti sotto la luce dei sole in una mimesi spasmodica accentuata nell'apertura delle branchie, nelle pinne tese quasi volessero volare l'aria. Il piglio surreale riaffiora spesso nelle sue opere. Un uovo gigantesco, prigioniero di robuste catene, trasuda giutine e sangue in un paesaggio desolato. Una nascita difficile per novelli pterosauri? Un vecchio motore che sale verso l'alto, meritato riposo, risucchiato dalla santificante aureola-guarnizione. Angoli di Forio in apocalittiche luci-lampi, baluginii rossastri sotto un cielo denso-fumo, squarciato dalla bianca testa di un demone: lotta di forze medianiche nel crogiuolo dell'universo.Le tele di Pagliacci si srotolano sui ritmi ben discreti della sua esistenza: le sue emozioni, le sue ansie, le sue passioni, i suoi desideri; fino a scandagliare le pieghe più intime del suo background esperienziale" (Pietro Paolo Zivelli).

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