Ischia - Addio a "Diabolik", il balenottero simbolo

Ischia - Addio a "Diabolik", il balenottero simbolo

NAPOLI - Diabolik, un bale­nottero pieno di risorse, l?ave­va fatta franca sfug­gendo alle «attenzioni» dei ri­cercatori del progetto Del­phis che da anni sono impe­gnati, nel mare di Ischia e del­la costa flegrea, alla conser­vazione dei cetacei del Medi­terraneo. Ma forse è stato ferito a morte dall?impatto con una imbarcazione veloce. La sto­ria della sua odissea merita di essere raccontata. CARCASSA - Il primo allarme scatta la mattina del 20 ottobre quando la carcas­sa di un balenottero lungo circa undici metri venne avvi­stata nel canale di Procida da un pescatore, Gioacchino Esposito, che allertò la Guar­dia costiera. La notizia arrivò in un baleno alla Delphis che partecipò ai soccorsi a bordo di un gommone guidato da un componente dell?organiz­zazione, Angelo Miragliuolo, il quale constatò che si tratta­va di un esemplare maschio e che il corpo non era stato bruciato dal sole. Quindi, poteva essere utilizzato per scopi scientifici, anche se pre­sentava tagli profondi nella parte posteriore, conseguen­ti probabilmente allo scontro con un?imbarcazione. SFUGGITO ALLA CATTURA - Osser­vando attentamente il ceta­ceo, inoltre, Miragliuolo cre­dette di riconoscere Diabo­lik, l?inafferabile e sbarazzino balenottero che da mesi fre­quentava il mare d?Ischia avendo l?ardire di navigare sotto costa, in mezzo al traffi­co di natanti, e di sfuggire non appena si profilava un pericolo. Gli esperti della Del­phis ci hanno provato in tutti i modi, ma si sono dovuti ar­rendere perché Diabolik ave­va una caratteristica che lo rendeva praticamente im­prendibile: assommava in su­perficie per un tempo brevis­simo e si reimmergeva dopo meno di trenta secondi. Ap­pariva e scompariva, insom­ma, a differenza degli altri esemplari che restavano mol­to di più in emersione. Il so­prannome di Diabolik era, quindi, molto calzante e il ba­lenottero lo ha onorato sfug­gendo tantissime volte alla cattura. La sua morte violen­ta, però, non è solo un enne­simo episodio di pirateria ma­rina, ma è una storia triste per le vicissitudini seguite al­la scoperta della carcassa. LA CARCASSA - La Delphis avrebbe voluto recu­perarla per risalire alle cause della mortee per conservare lo scheletro, ma ha dovu­to desistere a causa di una legge re­gionale che vieta il recupero di carcasse o di parti del corpo di anima­li. Anche se si tratta di cetacei che, a differenza di cani, gat­ti, pappagalli ed altre specie non possono essere oggetto di illecito commercio post mortem. Barbara Mussi, re­sponsabile scientifica del pro­getto Delphis, vuole che l?opi­nione pubblica sappia que­ste cose. «Applicare la legge alle carcasse dei cetacei è, dunque, profondamente in­giusto. Tra l?altro mentre ten­tavamo di capire se fosse pos­sibile recuperare lo schele­tro, abbiamo appreso che non esistono fondi o per recu­perare e conservare lo schele­tro di una balena, ma si pos­sono ottenere ottomila euro per affondarne la carcassa. Un paradosso». Un ultimo flash: le ricerche di Diabolik si sono fermate. Il suo corpo possente è stato avvistato nel­le acque di Pozzuoli, ma non se n?è saputo più niente. Un mistero nel mistero. Fonte:corrieredelmezzogiorno.corriere.it